LUCERNA PEDIBUS MEIS (Omelie varie)

足のともしび(詩編119)
Luce ai miei passi (Salmo 118)

XXI Domenica del Tempo Ordinario B

2009-08-23 15:31:58 | Weblog
XXI Domenica del Tempo Ordinario (Anno B)

年間第十七主日から、今年の主日にあたった主の変容をはさみ、ヨハネ6章が福音として読まれています。初めにパンを食べて満腹し、イエスを王にしようとまで考えた大群衆ですが、しるしの意味が説き明かされるにつれて不信を抱き、やがてイエスを離れるようになってい きます。彼らがイエスに期待したものと、天の父が与えようとするものとに食い違いのあることが、きょうの箇所からもうかがえます。
 自分の思いに縛られず、父が与えてくださるものを受け止めようとするとき、わたしたちは、イエスが父から遣わされたことを信じて、永遠の生命を生き始めるのです。




それに何より、教会は迫害と殉教がひどくなる中で、広まって行くわけです。その時に、書かれ、編纂され、成立していったのが、福音書なのです。ネロの迫害でパウロとペトロが殉教したのが61-65年、その後くらいから、マルコ福音などができ始め、最も過酷と言われるドミティアヌス帝(81-96在位)の迫害、さらにユダヤの国自体ローマによって滅ぼされていくのが、今日読まれたヨハネ福音の書かれた90年代初期です。
 つまりこの福音を読み、伝えているのは、ローマ帝国に追われ、飢え、地下の墓場に隠れ、生活している信者です。パンを食べたくて、いくら祈っても、司祭にすがっても、けっして、パンが増え、たらふく食べることなどできず、かえって死に追いやられていった時代。そういう時代の人たちが信じ、読みつないでいったのが福音書なのです。


Il paracadute prima del lancio
padre Gian Franco Scarpitta
XXI Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (24/08/2003)
Vangelo: Gv 6,60-69

Nelle Domeniche precedenti abbiamo riflettuto su Gesù Cristo pane vivo disceso dal cielo, alimento necessario per la vita dell'uomo, alimento spirituale per la nostra crescita umana. Abbiamo anche visto come questo pane di vita vada compreso in quanto tale solo sotto l'angolatura della fede.

In tutti i casi, seguire Gesù Cristo non è facile... Occorre infatti molta costanza, perseveranza e fiducia nella lotta contro le avversità che tale sequela comporta e soprattutto comporta anche sacrifici e rinunce: seguire Cristo vuol dire
a volte essere sottoposti a delle scelte abbastanza precise.

Scelta e' forse la parola chiave delle letture di oggi (cfr. 1a lettura).

Una volta ho conosciuto un barbone che viveva sotto i ponti di Osaka. Notando che era una persona molto istruita e dalle maniere molto raffinate, una volta gli ho chiesto, come mai sei diventato un barbone. Mi dice che aveva l'abitudine di bere troppo e allora la moglie un giorno gli ha posto un ultimatum: O me o la bottiglia! E lui ha scelto la bottiglia.
Ecco, noi a volte scegliamo la parte sbagliata, la parte piu' facile, perche scegliere la parte giusta a volte comporta dei sacrifici.

Leggiamo infatti nell'insieme le due letture di oggi: sia Giosuè che Gesù impongono che ci si decida in modo convinto: "O Dio o gli idoli" dice il primo; "O me o voi stessi con i vostri modi di pensare" dice il secondo.

Magari noi possiamo aver scelto Cristo 20 o 30 anni fa. Ma sappiamo benissimo che Cristo non si sceglie una volta per sempre. Sappiamo che Cristo va scelto ogni giorno di nuovo.
Ogni nuova situazione richiede che noi sempre di nuovo scegliamo Cristo e i suoi valori.
Un conto e' scegliere Cristo quandi si e' giovani e quando si va in pensione. Quando si e' sani e quandi si e' malati. Quando si fa un lavoro gratificante e quando invece dobbiamo affrontare delle difficolta'. Un conto e' scegliere per Cristo in regime di Cristianita' e un conto quando e' in atto una "apostasia silenziosa" (Giov. Poalo II, Ecclesia in Europa).
Un conto scegliere Cristo in Italia e invece quando si e' in missione all'estero.

Cosa mi sta chiedendo Gesu' adesso? Dove sta cercando di guidarmi? E io come sto rispondendo? Ci sono tante voci nella Chiesa, tante discussioni e dibattiti, io chi sto seguendo, dei modi pensare umani, oppure, nostante le incertezze, sto cercando di seguire Cristo da vicino.

Il papa spesso dice, citando la regola di San Benedetto, di "non anteporre nulla a Cristo".


Quante volte abbiamo esigito un Cristo sottomesso ai nostri gusti e alle nostre preferenze, alle ideologie dominanti del tempo. interpretando soggettivisticamente il Vangelo ogni qual volta che il pensiero di Cristo non ci soddisfaceva?
Appunto perché la sequela della parola di Dio comporta di dover rinunciare a se stessi, come del resto Gesù insegnava: "Chi vuol essere mio discepolo, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua" E la croce non consiste soltanto nelle sofferenze, ma anche nel "sacrificio" di optare in tutto e per Gesù, rinunciando a qualsiasi interesse o scelta personale.



Qual è allora l'atteggiamento più conveniente?
Che di fronte alla parola di Gesù ci si atteggi alla stregua di un paracadutista: questi si lancia nel vuoto solo dopo aver preso coscienza del proprio paracadute e delle modalità del suo funzionamento. Altrimenti, dopo essersi lanciati... non si puo poi lamentarsi perche' non ha funzionato.
Tuttavia, una volta certo del proprio mezzo, si lancia con coraggio e decisione!
Così anche la fede in Cristo: prima di stabilire se aderirvi la si deve assimilare in tutto e per tutto come dono di Dio e valutare se in ogni caso la si potrà professare... Poi una volta scoperto che questo è possibile, "lanciarsi" in essa. Altrimenti potrebbe volgere a nostro danno...


Nel brano evangelico di questa domenica l'incredulità non è più solo della folla, o dei giudei, ma coinvolge anche la cerchia dei discepoli. Essi «mormorano» esattamente come Israele nel deserto e come i giudei che si scandalizzano di fronte a Gesù che pretende essere disceso dal cielo e essere la salvezza del mondo. La ragione di questa loro incredulità? Eccola: «Questo discorso è difficile, come possiamo accettarlo?».

"Adesso esageri, Gesù! Non puoi pretendere che noi crediamo in te secondo tutto quello che dici di essere, quindi non ci interessano i tuoi discorsi e ce ne andiamo."

Frequentemente si pensa che «il discorso difficile» si riferisca soprattutto all'Eucaristia, cioè alla presenza del Cristo nel pane e nel vino, una presenza giudicata impossibile. In realtà, il discorso difficile si riferisce a tutto il contenuto del capitolo sesto: l'offerta di una salvezza che supera le meschine attese della folla; la presenza del Figlio di Dio nel figlio del falegname; soprattutto la necessità di condividere la sua esistenza in dono. Tutto questo è il discorso difficile: difficile da capire e, ancor più, da praticare. «Da quel momento molti dei suoi discepoli si tirarono indietro»: tirarsi indietro è proprio il contrario della sequela, che è un movimento in avanti, proteso verso la condivisione sempre più profonda.

Di fronte all'incredulità che ha ormai raggiunto il cuore della sua comunità, Gesù non muta le sue parole né le rispiega. Spinge, invece, la riflessione alla radice della fede, in quella misteriosa profondità in cui la grazia del Padre e la responsabilità dell'uomo sono chiamate a incontrarsi. «E' lo Spirito che vivifica, la carne non giova a nulla»; «Le mie parole sono Spirito e vita»; «Nessuno può venire a me se non gli è dato dal Padre»: tutte queste frasi ripropongono il motivo della grazia. L'uomo è impotente («la carne non giova a nulla»), soltanto lo Spirito di Dio può far rinascere l'uomo e aprirlo a nuovi orizzonti («Lo Spirito vivifica»). L'uomo non può ottenere la vita da se stesso. Soltanto se rinuncia alla pretesa di fare da sé e riconosce la sua povertà, l'uomo si pone in condizione di aprirsi alle parole di Gesù. Ma non c'è soltanto l'incredulità della folla, dei giudei e di molti discepoli. C'è anche la fede. Gesù costringe i dodici, la cerchia più ristretta della sua comunità, a non sfuggire il problema: «Volete andarvene anche voi?» A nome dell'intero gruppo, Pietro risponde con parole che esprimono la fede di ogni discepolo: «Tu solo hai parole di verità!». Gesù è l'unico salvatore, l'unico che rende la salvezza di Dio presente in mezzo a noi.


Gli apostoli invece avevano assimilato il loro Signore e non avevano più dubbi su quanto egli affermava di se stesso: "Da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna". Pertanto rimangono con lui, e non solo: lo accompagneranno fino al Getzemani, lo vedranno risorto da morte e mentre ascende al cielo, quindi ne annunceranno la lieta novella dopo il giorno di Pentecoste.


LA PAROLA SI FA'VITA
Spunti per la riflessione

--Vi sono circostanze in cui nutro dei dubbi o delle perplessità sulla mia fede? Come li affronto?

--Che cosa mi risulta difficile "accettare" dell'insegnamento della Chiesa o della parola di Gesù?

--Come vivo la mia dimensione di preghiera? Mi aiuta a vincere le incertezze, i dubbi e le angosce della fede?

--Riesco a mettere Dio al primo posto nella mia vita? In quali circostanze ho compreso la Sua volontà nel mio quotidiano?


Martedì XX sett. per annum (Anno dispari)

2009-08-18 15:41:33 | Weblog
Martedì della XX settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)

Parma Cappella Martiri

Le mura di Gerusalemme avevano porte principali da cui ogni giorno entravano carovane di cammelli cariche di ogni ben di Dio che poi venivano vebduti al mercato> E poi c'era una piccola porta soprannominata appunto "cruna d'ago" da cui si passava solo a piedi e lasciando indietro tutto quanto.
Qui c' e' un contrasto tra la porta grande da cui passano i cammelli con tutte le loro ricchezze e la porta piccola da cui si passa solo senza bagaglio. Per certi versi un discorso simile a quello della porta larga, che porta alla perdizione, e la porta stretta che porta alla salvezza.
Nella nostra esitenza noi accumuliamo tante conoscenze, tante esperienze, tante relazioni umane, ma poi quando ci avviciniamo alla fine dobbiamo imparare a lasciare tutto quanto per entrare nella vita eterna.

C' e' una grandezza umana che consiste nelL'accumulare conoscenze, risorse, relazioni per conquistare il mondo, per conquistare lo spazio. E poi c'e' una grandezza umana che viene dal realizzare la propria piccolezza la propria nullita'. Ecco Dio quando interviene nella storia preferibilmente scelte questa seconda modalita'.

Anche nel Buddismo, quello del Nulla, del Vuoto e' un tema molto importante, ma qui siamo in un contesto decisamente teista. Il modo con cui Dio interviene per trasformare la storia, per rinnovare il mondo e' questo.


Nella vocazione di Gedeone, riferita nella prima lettura di oggi, si manifesta il modo apparentemente strano con cui Dio sceglie i suoi strumenti per intervenire nella storia del suo popolo. Gedeone non è un personaggio di grande rilievo, lui stesso lo fa notare al Signore che lo chiama: "Signore mio, come salverò Israele? Ecco, la mia famiglia è la più povera di Manasse, e io sono il più piccolo nella casa di mio padre".
Come mai il Signore sceglie uno strumento così debole, così disprezzabile, dalla famiglia più povera e, in questa famiglia, il più piccolo?
San Paolo lo diceva quando, parlando della sua vocazione che stimava in modo straordinario, osservava: "Abbiamo questo tesoro in vasi di creta", cioè portiamo queste grazie in condizione di debolezza, di infermità umana, "perché appaia che la potenza straordinaria viene da Dio e non da noi". Questo è importante: che l'uomo non possa attribuire a se stesso ciò che in realtà viene da Dio. Sarebbe un gran danno, anzitutto per lui stesso, perché se l'uomo si chiude in sé, nella sua superbia, non vive più nella corrente dell'amore di Dio, si separa dalla fonte di ogni bene e si ritrova isolato, senza vera gioia, senza vera pienezza. Invece, se accetta una condizione umile, allora può veramente ricevere tutta l'abbondanza della grazia divina. San Paolo lo ha esperimentato. Essendo provato, supplicava il Signore di liberarlo, e Gesù gli rispose: "Ti basta la mia grazia; la potenza si rivela nella debolezza". E la regola per le opere di Dio.
Quindi non dobbiamo avvilirci quando ci sentiamo deboli, incapaci, quando i nostri mezzi appaiono inadeguati per l'opera che ci è affidata, quando sopravvengono difficoltà da ogni parte, ostacoli che non siamo in grado, umanamente parlando, di superare. Invece di lamentarci, dobbiamo allora proclamare la nostra fiducia. Se cerchiamo di fare l'opera del Signore con amore, lui manifesterà la sua potenza e la sua bontà, darà una grande fecondità apostolica ai nostri umili sforzi.